#25# L’onore di dirsi uomo

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“La fine della vita ci riguarda tutti, ed è un tema che non si può nascondere, ignorare o mistificare (…) Io penso che il diritto di morire con dignità, come tutti i diritti della persona, faccia capo unicamente al soggetto, nell’ambito di quel concetto che è il diritto di ogni uomo all’autodeterminazione, cioè di libertà.

Ho incontrato tante volte da medico il dramma straziante dell’eutanasia, e non me lo sono nascosto mai, con un profondo rispetto delle opinioni di tutti, anche quando non le condividevo. Però ho visto la sofferenza di tanti malati, e le loro storie personali sono parte dei miei più vivi ricordi.

L’eutanasia non è la somministrazione della morte, ma è una delle cure di fine vita. Perciò, mi sento di sostenere una posizione che può sembrare paradossale: io sono contrario all’eutanasia, se l’eutanasia è un atto separato dalle cure. Deve esistere solo all’interno di un continuum costituito dalle cure somministrate ai malati terminali inguaribili, cure che vanno dal sollievo del dolore alla sedazione profonda e continua. La maggior parte delle persone non ha paura della morte, perché è inevitabile e perché è il naturale termine del nostro ciclo biologico, ma ha paura della sofferenza e del dolore che spesso precedono il termine dell’esistenza.

Sì, forse è vero che si può dare un valore spirituale alla sofferenza, e perfino concepire una sorta di eroismo del dolore, ma come uomo e come medico io sento un solo dovere: quello di un appello alla pietà. E la pietà non è ideologica, è un sentimento che appartiene a tutti e che fa parte dell’onore di dirsi uomo.”

Umberto Veronesi (1925-2016)

 

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