Così. Tutti e nessuno in particolare, senza posa. Insieme.
Un raduno di condivisione.
La vita.
Due poesie di Simone sull’esperienza della malattia:
Io piccolo e meschino,
a 33 m’ha già inculato nell’intestino
lui, adenocarcinoma:
turgida fu la cappella nel sigma distale!
Intervento, degenza e chemio tutto all’ospedale.
Poi tossine al platino e velenoso sangue,
è un’orda selvaggia che solcando il polso,
strazia nel freddo, annoda lo stomaco
e cerca con forza la via del culo.
Ma se il cuore rimane
di diamante l’impero è salvo:
nulla lo scalfì.
E sogno…
sto in piedi al centro di un cerchio,
la mia scodella, il mio piatto.
Ai piedi verdura lavata di fresco;
vigorosa ha gocce
d’acqua sulle foglie.
Tra svariate erbe
insalate ricciute
e dolci.
Radicchi teneri
e sapore amaro;
scorgo foglie piccanti e carciofini
puliti e tagliati, che paiono porri…
Ah, il loro era il sapore della terra
fresco e vivo e delicato;
era l’amore della donna amica,
era carezza di mamma,
il latte caldo dei suoi capezzoli…
In un locale, a sera.
Altra gente e De Andrè
padre
che canta la cena.
Ritto in mezzo al cerchio
guardo l’orto della terra
e pesco qua e là,
le nude mani;
mangio, con calma come
dopo il digiuno in reparto,
dopo gli otto degli scarsi chili
sgusciati come sabbia tra le dita.
Mangiare; un rito.
Riconosco
il cibo come vita
come lacrime sante
e preghiere mormorate
che si affacciano
agli orifizi in volto.
Mangio dal mio orto della terra, messo
a terra,
e offro ai vicini
e ai conoscenti attorno
ed è allora che sento che so che sì,
si può vivere ancora.
C’è un angelo,
ed è una donna.
Anzi due, sebbene sia tre.
Femmina, cura la vita.
C’è un angelo che sta in reparto,
a cardiologia ci lavora,
direte.
E invece c’è.
Uno è castana ed ha una collega,
che sa, ma angelo non è;
terzo elemento di una trinità
che si distingue
perchè d’altra natura: si tratta
d’una infermiera.
Uno è bionda.
M’ha restituito il corpo; hanno.
Tutte e tre.
L’hanno creato sotto le sue dita,
rinfrescandomi e muovendomi
quando mi ha girato e lavato;
hanno.
Così parte riconquisto
della terza dimensione, come
sostanza liofilizzata, che l’acqua
la gonfia, sebbene sia
tronfia, quella, di dolore.
E c’è un angelo a Careggi, ed è donna.
Anzi due, sebbene tre.