PRESENTAZIONE
di Ines Testoni
In Occidente, l’allungamento dei tempi di vita è proporzionale non solo all’occultamento della morte, all’abbandono del sofferente e al protrarsi dei tempi in agonia e in solitudine, ma anche all’incapacità di considerare le esperienze di perdita e lutto come una parte essenziale nella costruzione del senso della vita.
Il Master, giunto alla VII edizione, è unico nel suo genere nel panorama universitario italiano, in quanto affronta il tema della morte in modo interdisciplinare, disponendosi come luogo di incontro di saperi e di competenze diverse per creare e diffondere conoscenza su questo aspetto importante dell’esistenza, ovvero lo spazio che sta tra la vita e ciò che le è ulteriore. Uno dei territori di studio e ricerca più significativi a livello internazionale su questi temi è quello della “Death Education”, volto a offrire i contenuti e le strategie più idonee affinché le persone imparino a gestire le consapevolezza della morte, nelle diverse situazioni della vita. Il Italia solo il Master Death Studies & The End of Life offre una tale opportunità formativa. Infatti, l’obiettivo primario di questo percorso post-lauream è quello di offrire ai professionisti dei servizi alla persona (psicologi, medici e infermieri), operatori sociali e insegnanti, una formazione completa affinché acquisiscano competenze idonee ad affrontare la morte e il lutto nelle loro espressioni socio-culturali, situazionali concrete e individuali. In tal senso, il Master Death Studies & The End of Life risponde certamente alle istanze della legge 38/2010 per i temi della palliazione e del fine-vita, ma vuole anche definire uno spazio di studio e riflessione ulteriore, perché non si muore solo in determinate condizioni, quali sono appunto quelle indicate dalla legge. Infatti, la presenza della morte nella vita quotidiana travalica le condizioni della malattia terminale e del suo contenimento in ospedali e hospice. Per prendere coscienza di questo è necessario garantire una formazione completa, che sappia illustrare come le dimensioni individuali, sociali e relazionali entrino in gioco nei rapporti tra morte, cultura e storia; tra situazioni sociali e biografie individuali; tra condizioni di malattia e vita quotidiana; tra perdite ed elaborazioni nelle diverse età della vita; tra interiorità e codici comportamentali condivisi … Se l’esperienza del lutto comincia quando si comincia a morire, ovvero, qualcuno dice, fin dalla nascita, è certo che la competenza su questa sostanziale condizione umana risulta essere fondamentale. Il Master dunque mette in gioco diverse discipline specialistiche di tre fondamentali campi del sapere: filosofico e religioso; medico-infermieristico; psicologico, sociologico e antropologico. I contenuti che vengono considerati riguardano:
– la significazione della morte e del morire;
– le diverse forme del morire;
– il morire in diverse culture e situazioni;
– il lutto e processi psicologici relativi alla perdita e alla sua elaborazione;
– la death education tra prevenzione primaria/secondaria/terziaria;
– la morte nel ciclo di vita;
– la gestione del fine-vita tra questioni di bioetica e di biodiritto;
– la consulenza e il sostegno a chi muore e a chi accompagna;
– la tanatologia e le scienze mediche, psicologiche, filosofiche, giuridiche e religiose.
Una particolare attenzione viene offerta all’elaborazione personale da parte dei corsisti delle loro opinioni e degli atteggiamenti relativi alla morte e alla paura di morire, affinché le competenze relative alle rappresentazioni individuali e socio-culturali della morte in tutte le sue espressioni concrete e simboliche vengano operazionalizzate e impostate per progettare interventi finalizzati alla promozione della vita e della sua qualità nelle diverse situazioni di sofferenza e di crisi. Come è evidente, interdisciplinarità e transdisciplinarità caratterizzano l’intero curriculum formativo, pur mantenendo una cogente unità dei saperi, nel rispetto della centralità della persona e dell’attenzione alla relazione che nella cura e nell’educazione restituiscono la morte all’esperienza della vita. I contenuti vengono quindi declinati mantenendo presente la ricerca di senso da parte di chi muore e di chi resta, nonché di chi aiuta a gestire il passaggio. Il sapere dell’irreversibilità viene dunque affrontato per restituire ai professionisti che operano nel campo della salute e dell’educazione la capacità di superare la tendenza all’elusione per acquisire la capacità di imparare a parlare senza reticenze, attraverso la sintassi parola-silenzio-ascolto che caratterizza la comprensione e l’accompagnamento.
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