IL MORIRE TRA RAGIONE E FEDE

Presentazione dei contenuti e delle motivazioni:

di Ines Testoni

Il convegno intende essere una opportunità di confronto e discussione tra ragione e fede, saperi scientifici e competenze pratiche, intorno al tema della morte e alle forme del morire. Poiché il considerare la vita e il suo allungamento come valore primario, come accade nel mondo occidentale, si associa al parallelo valore della conservazione o dell’aumento della sua qualità, insieme all’esigenza dell’occultamento del morire, è sempre più sentita l’esigenza di ridefinire i perimetri che rendono riconoscibile il rapporto tra vita e morte. L’evidente incapacità da parte dell’uomo contemporaneo di accettare la condizione di finitezza, inscritta in una contraddizione di fondo riassumibile nel circolo vizioso che si istituisce tra il bisogno psicologico di de-negazione e insopportabilità del dolore quando la fine si preannunci o si imponga inaspettatamente, si manifesta come celebrazione mass-mediatica dell’elusione e del travisamento. Ma accanto a tale deiezione del linguaggio rispetto alle cose che contano si sta parallelamente sviluppando nelle professioni psicologico-educative e mediche una sempre maggiore attenzione alle forme con cui l’uomo rappresenta se stesso e il senso della sofferenza.Dinanzi alle questioni aperte in questo orizzonte, squisitamente filosofico e teologico, sospese tra laicità e religione, oggi si dispongono in forma interlocutoria ma anche capaci di offrire opportunità di ricerca scientifica da cui dipendono le pratiche dell’aiuto, importanti discipline mediche, psicologiche, antropologiche e pedagogiche, le quali altresì mettono in evidenza come le specifiche esperienze umane siano diversamente caratterizzate in senso emozionale e affettivo in funzione dell’ordine simbolico in cui esse vengono iscritte. Tali indagini sviluppano la consapevolezza relativa al sapere come l’uomo appartenga a un sostanziale universo simbolico caratterizzato dalla contraddizione del voler vivere sapendo di dover morire, per offrire opportunità di gestione e risposta ai momenti in cui l’angoscia è più profonda. La letteratura internazionale ormai mostra come questo fenomeno interessi totalmente il campo di intersezione tra le scienze umane e le scienze biomediche (filosofia, medicina, psicologia, pedagogia), unificate dal comune intento di migliorare l’intervento dei servizi alla persona. Essendo stato infatti dimostrato come l’elaborazione della perdita e la consapevolezza di dovercisi confrontare aumenti la capacità di affrontarla, sono ormai numerosi gli studi che si dedicano a queste tematiche.Alla luce di quanto detto, il convegno intende mettere al centro la morte e il morire cercando di riconoscere il senso delle varie pratiche che nel modo filosofico, psicologico, educativo e medico vengono messe in essere per aiutare i malati in fase terminale e i loro familiari, ma anche per promuovere una riflessione più ampia sulle simboliche che interessano il senso del vivere come passaggio. La volontà è quella di indirizzare l’attenzione dei partecipanti sulle matrici fondamentali dei significati che danno senso a qualsiasi azione sull’uomo, in particolare quelle giocate tra la vita e il suo finire, mettendo in luce come il confronto scientifico e culturale tra mondo laico e religioso sia il perno che offre la capacità di elaborare in termini di dialogo interiore le difficoltà e l’angoscia fondamentale. La proposta nasce per rispondere almeno parzialmente ad alcune istanze di riflessione mosse per un verso dalla discussione filosofica e per l’altro dal territorio più prettamente scientifico che orienta gli interventi su persone sofferenti, ove la dimensione della fede si affaccia in entrambi i versanti apparecchiando talvolta gli spazi della distanza e talaltra gli universi dell’autentico confronto in cui si rende possibile affrontare i problemi fondamentali dell’umano trovando indicazioni che sanno progressivamente ridefinire il senso stesso della cura.

Viene richiesto il riconoscimento ECM, in quanto l’iniziativa è rivolta a coloro che operano nel mondo della cura e che studiano i problemi legati alla gestione del cordoglio anticipatorio (sapere dell’imminenza della morte), all’elaborazione del lutto, nonché alle terapie che sostengono la terminalità (cure palliative e problemi connessi).

In ragione degli ultimi eventi di cronaca che hanno investito il mondo accademico e religioso, il convengo vuole presentarsi come un’occasione per ristabilire la priorità del dialogo quale fondamento delle buone pratiche nella società civile, opportunità questa in continuità con lo spirito che pone l’Ateneo di Padova, a partire dalle celebrazioni galileiane, al centro dell’impegno culturale di promozione di tale Idea. Apre l’intera iniziativa il filosofo Emanuele Severino, espressione autorevole della cultura laica e filosofica che si confronterà con il Patriarca di Venezia Angelo Cardinal Scola. Sarà moderatore della tavola rotonda l’editorialista del Corriere della Sera il dott. Armando Torno, molto attento a queste tematiche, il quale offrirà importanza all’evento sulla medesima testata giornalistica.

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